Sono passate ormai due settimane dalla conferenza che ha cambiato la storia della Giana Erminio, quella dove è stato annunciato il ritiro di mister Cesare Albè, divenuto vice presidente con delega all'area tecnica del club, e la seguente nomina del suo vice Raul Bertarelli alla guida della prima squadra. Un antipasto dell'anno zero che si vivrà a Gorgonzola, dove si è intuito successivamente che la squadra sarà un pò rimodellata e dove saranno stravolte le gerarchie anche a seguito dell'addio di capitan Marotta (passato al Piacenza dopo nove anni): una sorta di ricambio generazionale, il regolare ciclo della vita che fa il suo corso portando con sé tutti i cambiamenti del caso. Ma se ha "creato panico" l'addio di Marotta, dopo nove stagioni, sono sobbalzati tutti sulla sedie quando Albé si è ritirato dopo ben 23 anni: nominato il Ferguson della Martesana, l'ex tecnico ha profondamente segnato la storia della società, portando la squadra dalla Promozione alla Serie C, dove la Giana soprattutto negli ultimi due anni ha fatto la voce grossa provando a lottare per la B tramite playoff. E questa è già storia, perché allenare il Manchester United è un conto, allenare la Giana un altro: nessuna mancanza di rispetto per i lombardi, ma di sicuro la realtà, è altra da quella inglese. Non è però il lato tecnico ad aver sorpreso in Albè. Sicuramente ci saranno stati allenatori migliori, con un'altra visione di gioco più completa e idee tattiche più all'avanguardia, ma umanamente rimane unico nel suo genere: la classica persona che fa bene al calcio. Quello genuino, che facendo da padre ai ragazzi ne ha fatti crescere tanti, non solo sotto il profilo professionale ma anche umano; e che ha arricchito anche tanti giornalisti. Mai banali le conferenze stampa, dove spesso emergevano particolari e scorci di vita vissuta, che immancabilmente portavano poi a riflessioni più ampie, non si usciva mai dalla sala stampa con sole le classiche battute del post gara. Potrà sembrare tutto molto banale, ma in un mondo cinico e complesso come quello del calcio anche questo aspetto assume un valore inestimabile. E diviene davvero difficile raccontarlo nel dettaglio, Albé è un uomo che va vissuto. O meglio, un Uomo, di quella con "U" maiuscola.  Non sono queste parole che nascono a caldo, sono veramente la realtà dei fatti. Probabilmente averle scritte il giorno seguente all'addio avrebbe fatto passare il tutto come l'emozione del momento, una sorta di obbligato congedo che viene fatto di circostanza: ma le parole sarebbero state le stesse, perché, ripetiamo, è questa la realtà dei fatti. La realtà dell'uomo della porta accanto. Di quello che quando arrivi alla sera, stanco dal lavoro, dal viaggio tra redazione e stadio con il pezzo da scrivere in tempi stretti perché internet vuole contemporaneità e il giornale deve chiudere, ti fa venire il sorriso, intanto che sei grato al destino che lo ha messo sul tuo percorso. 

Sezione: EDITORIALE / Data: Gio 14 giugno 2018 alle 18:00 / Fonte: TuttoC.com
Autore: Mattia Vavassori
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