Jacopo Concina, il difensore della Giana Erminio acquistato dalla Folgore Caratese quest’estate, dove aveva messo a segno anche una rete in 123 presenze, racconta ai colleghi di ZonaCalcio.net i suoi primi mesi in biancoceleste, partendo proprio dal momento dell’acquisto: “Non ero a conoscenza di essere stato il primo acquisto della stagione, mi ha fatto piacere questa curiosità, ma certamente sono davvero rimasto entusiasta dalla possibilità di confrontarmi nel calcio professionistico”.

Sulla diversità di ruoli che può svolgere: ”I terzini sono molto penalizzati con gli obblighi vigenti in serie D, pertanto mi sono adattato anche ad altri ruoli, ampliando la mia duttilità tattica. Sono contento di essere arrivato alla Giana dove si guarda al valore del calciatore senza fare ragionamenti sulle liste”.

Sull’eliminazione in Coppa Italia col Renate: “Attendevo questa partita, infatti è stata una buona occasione per mettersi in mostra, per chi fino a questo momento ha offerto un contributo minore alla causa della Giana. C’è tanto rammarico perchè siamo stati superiori ai nostri avversari, realizzando una bella prestazione. Abbiamo peccato solo di brillantezza negli ultimi metri”.

I suoi rapporti con mister Cesare Albè: “E’ di casa, potrei definirlo come un ‘padrone’ che conosce nei minimi dettagli la sua realtà. Ero davvero curioso di conoscerlo, non è facile in questo calcio trovare un tecnico così longevo in una società. Mi ha davvero impressionato con la sua personalità, un allenatore che ama molto il dialogo”.

Il suo ambientamento a Gorgonzola: “La Giana è una famiglia, dove esiste uno zoccolo duro, un’ossatura importante che facilita notevolmente l’inserimento dei nuovi, basti pensare che molti di loro mi hanno inviato un messaggio di benvenuto appena sono arrivato nel club”.

Avere in squadra due ex giocatori di Serie A come Bruno e Pinardi: “Sicuramente Pinardi e Bruno sono di una categoria superiore, da loro si può solo imparare, sono sempre prodighi di consigli, la loro presenza in campo si fa sentire e notare. Bruno è il nostro finalizzatore, uno che è in grado di sfruttare ogni minima occasione che gli capita, mentre Pinardi è il gioco del calcio. Sono due punti di riferimento”.

L’ approccio alle partite: “Quando scendiamo in campo cerchiamo sempre di offrire un grande spettacolo, è nel nostro DNA giocare senza timore dell’avversario, tale caratteristica ci permette di ottenere prestazioni di assoluto valore”.

I cambiamenti tra dilettanti e professionismo: “La differenza tra la D e la C è evidente sul piano della velocità della giocata, tra i professionisti i tempi per il gesto tecnico si riducono notevolmente. Inoltre è chiaro che la qualità in questa categoria è maggiore soprattutto in fase offensiva, ci sono molti attaccanti che non ti perdonano”.

Tra i giocatori che lo hanno impresso: “Monachello mi ha davvero impressionato, a livello di giovanile ho giocato contro di lui come altri grandi attaccanti, Icardi e Berardi, ma sinceramente lui  mi è rimasto impresso, mi ricordo che fu decisivo nella vittoria del suo Parma contro il mio Novara”.

I suoi punti di riferimento: “Per me sono importantissimi, Capelli del Pontisola e quando sono arrivato a Carate, Perego, entrambi si erano rivelati fondamentali per la mia crescita”.

Invece tra i tecnici: “Tutti i tecnici che ho avuto la fortuna di incontrare sul cammino mi hanno lasciato qualcosa, ad esempio Zaffaroni, attuale allenatore del Monza, è stato fondamentale per me sul piano della preparazione, e mi ha insegnato molto sul piano tattico. Devo tanto anche a Bacci, che mi ha formato sul lato motivazionale, e a Banchieri, con lui abbiao creato un grande gruppo, sono molto legato a lui”.

Un suo giudizio sulla regola degli Under e degli Over: “Tale regola deve essere rivista, specialmente in D, è strutturata male, invogliando le società a puntare su giovani che difficilmente verranno valorizzati, visto che gli stessi si sentono sicuri della loro posizione, perdendo quelle sane motivazioni necessarie per la loro crescita professionale. Credo che in C, invece il numero 14 di over sia un ottimo compromesso che permette di non intaccare la qualità del campionato”.

Sull’eliminazione della Nazionale alla fase finale dei Mondiali: “L’ho vista e non mi capacitavo di quanto stava accadendo, una cosa impossibile, ma sinceramente non è stato il frutto della casualità. Tale sconfitta deve aessere un punto di partenza per ristrutturare il nostro calcio”.

Infine, un suo pensiero sui Palloni d’Oro, Andrij Shevchenko e Ricardo Kakà: “Shevchenko e Kakà sono stati i campioni che ho sempre ammirato, dei modelli non solo per il loro assoluto valore, ma perché incarnano il vero significato della parola professionista

Sezione: LE INTERVISTE / Data: Mer 13 dicembre 2017 alle 17:00
Autore: Davide Villa / Twitter: @@villdav3
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