Aldo Ferrari, attaccante della Giana Erminio tesserato a fine agosto dopo un mese di prova nella compagine martesana, ed autore di un ottimo inizio di campionato realizzando due reti, una in Coppa Italia con la Pro Piacenza, e l'altra in campionato contro il Racing Roma, ha concesso una lunga intervista al portale TuttoLegaPro.com. Ha raccontato dei suoi inizi nei dilettanti: "Iniziai la mia carriera nell'USO Calcio: avevo 17 anni, ero aggregato alla prima squadra. Debuttai in Serie D ma retrocedemmo. Poi ci fu la fusione con il Calcio Rudianese, sempre tra i dilettanti. Ci giocai un anno e mezzo, anche grazie al fatto che fossi juniores. Onestamente non ero la prima scelta: giocavamo a tre davanti e io spesso scendevo in campo quando gli altri erano tutti rotti (ride, ndr). Fui io a chiedere al mister di poter scendere di categoria: ero un po' fumantino, mi dicevo da solo di essere bravo ma pensavo più a divertirmi che a migliorarmi"

Le difficoltà di abbinare il calcio al percorso scolastico: "Volevo finire la scuola per avere un titolo di studio: ci ho messo un anno in più a causa della mia carriera calcistica ma mi sono diplomato al Liceo Scientifico. Inoltre, dopo gli studi, io volevo lavorare, non potevo permettermi di giocare mattina e pomeriggio. Trovai lavoro in un negozio di elettrodomestici ma il turno finiva alle 19:30: le uniche squadre che si allenavano in serata erano in Promozione. Scelsi per questo di firmare con il Fara Olivana. Il problema è che dopo due mesi rimasi senza lavoro. Fortunatamente la mia famiglia aveva una piccola ditta meccanica, così dopo qualche mese mio papà mi prese come operaio. Per tre anni mi sono sentito più un lavoratore che un calciatore. Anche perché in Promozione misi insieme tre play-out e una retrocessione, anche per demeriti miei. Pensai di smettere col calcio: avevo 22 anni e conducevo una vita troppo stancante. Inoltre non arrivavano più chiamate dalla categoria superiore".

Il punto della svolta della sua carriera: "Avevo un gran bisogno di cambiare ambiente, non avevo più stimoli. La Mario Zanconti, sempre in Promozione, ha creduto in me: pagò addirittura il cartellino pur sapendo che a fine anno mi avrebbero perso perché mi sarei svincolato automaticamente. Diciamo che ho restituito la fiducia in gol (ride, ndr). Il mister, Manuel Bonetti, ha cambiato la mia mentalità: mi diceva di correre tutta la settimana come se fosse domenica. Ricordo che iniziai a segnare senza un vero perché: dopo un mese e mezzo di gare avevo realizzato 6 gol. Contro la Soresina arrivò un rigore e scelsi di non batterlo. Il mister, subito dopo, mi riprese aspramente: dovevo vincere la classifica capocannonieri, questo era il suo pensiero. Io non credevo di riuscirci ma aveva ragione lui: 29 reti in 31 partite. Segnai in 20 occasioni, con nove doppiette e nessuna tripletta. Mi dispiace solamente non essere riuscito a guidare la squadra alla vittoria dei play-off. A dicembre tutti erano convinti che sarei passato alla Trevigliese, che poi vinse il campionato. Anche altri club di Eccellenza mi cercarono nella finestra di mercato invernale ma scelsi di non cambiare: avevo già segnato 13 gol e mi trovavo benissimo alla Zanconti"

Il passaggio al professionismo: "A un certo punto il mio allenatore mi disse che la Giana era sulle mie tracce: era scritto anche sul giornale. Onestamente non diedi molto peso alla cosa. A luglio invece arriva una chiamata bellissima: mister Albè mi chiede di aggregarmi al loro ritiro. Aspettavo quella chiamata da mesi, avevo rifiutato tutte le altre squadre per la Giana. Mi sono ambientato subito molto bene: pur non essendo un membro fisso della rosa i miei attuali compagni mi hanno preso in considerazione come uno di loro. Verso il 20 agosto, durante un pranzo di squadra, il tecnico mi chiama e mi comunica che dal giorno dopo avrei fatto parte della rosa. E' stata un'emozione fantastica, anche i miei compagni erano felici. Fu un mese di prova bello ma sfiancante a livello mentale: era dura non sapere se il giorno dopo sarei stato preso o mandato a casa".

L'attività extracalcistica: "Io la mattina continuo a lavorare nell'officina meccanica, dalle 8 a mezzogiorno. Ci vado anche il lunedì, dopo la partita. Al momento riesco a conciliare le due cose: il dispendio fisico non è enorme e mi sento di farlo perché è una cosa di famiglia. Mio padre ha lavorato tanti anni per tirarla su e ci tiene molto: sarebbe ingiusto e irrispettoso non dargli una mano".

L'ambientamento ed il clima a Gorgonzola: "Molto disteso: a volte sembra di essere in famiglia, c'è poca tensione. Ma non equivochiamo: mister Albè è buono e caro ma quando c'è da lavorare pretende tantissimo: testa bassa e pedalare, non si sente volare una mosca. Un metodo che, in questi anni di professionismo, ha dato grandi risultati. E' un metodo che mi ha aiutato molto: quando sono arrivato ho avuto molte difficoltà in campo. Provenivo dalla Promozione, non avevo mai visto ritmi così alti e piedi così buoni. Giorno dopo giorno, però, mi sono ambientato sempre di più anche in campo". 

La prima marcatura in campionato: "So che ero lontano e in posizione molto defilata ma ho visto che il loro portiere era un po' fuori dai pali. Sapevo che avrebbe fatto un passo in avanti convinto che l'avrei messa in mezzo. E così è stato: lui ha provato a recuperare la posizione, aiutato dal fatto che è quasi 2 metri. Ma la palla ha scheggiato la traversa ed è entrata: era diventata imparabile. E' un gol che vale tanto: ne ho fatti una settantina in carriera ma questo è stato il primo visto da tante persone".

Gli obiettivi personali: "C'è gente che alla mia età ha già 6-7 anni di professionismo alle spalle, io sono al primo. Vivo questa realtà con soddisfazione: so che devo far bene e migliorarmi ma non penso al futuro. E poi un sogno l'ho già realizzato: quando guardavo la TV sentivo sempre "Gol del Modena! Ha segnato Bruno!". E ora ci gioco accanto. E' un grande compagno, mi dà sempre consigli. Da grandi giocatori come lui e Pinardi c'è solo da imparare"... e della squadra: "Piano, piano, non corriamo. Il campionato è ancora lungo e adesso quello che ci interessa è la salvezza. Certo, adesso ci ritroviamo all'ottavo posto ma non abbiamo ancora fatto nulla e la classifica è ancora troppo corta. Credo comunque che la posizione sia meritata per il gioco espresso: anzi, meritavamo di trovarci più in alto, visto che abbiamo perso qualche punto per strada".

Per chiudere, un pronostico sui tre gironi di Lega Pro: "Sono un po' inesperto della categoria. Però dico che nel Girone A le più attrezzate sono Alessandria e Cremonese, nel Girone B Venezia e Parma e nel Girone C Lecce, Foggia e Juve Stabia. Mi ha sempre fatto impressione per il blasone la Cremonese: ho avuto anche l'onore di presentarmi nel loro stadio da avversario. Però mi piacerebbe giocare almeno una volta al sud, visto il gran numero di giocatori: chissà che grazie alla Coppa Italia Lega Pro non ci riesca".

Sezione: LE INTERVISTE / Data: Mer 09 novembre 2016 alle 19:00
Autore: Davide Villa / Twitter: @@villdav3
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