A poco più di 30 km dallo stadio di San Siro, non lontano dalla scala del calcio, c'è una realtà di serie C che di anno in anno germoglia, producendo frutti sempre più preziosi. È la società Giana Erminio, che dopo aver festeggiato quest'anno i 110 anni di storia, solo uno in meno dell'Internazionale, si appresta a disputare la sua sesta stagione tra i professionisti. Uomo cardine e faro della squadra è il centrocampista Daniele Pinto, classe 1986, capitano tutto cuore e grinta, che incarna perfettamente i valori della società biancoazzurra. È proprio con lui che nella stagione 2011/2012 la squadra di Gorgonzola, 20 mila anime alle porte di Milano, ha iniziato la grande scalata nel calcio che conta, passando in sole tre stagioni dalla Promozione alla serie C. Una cavalcata che però Daniele non ha potuto godersi fino in fondo impegnato come era a far quadrare il bilancio familiare a fine mese: "Nella stagione 2013-2014, quella della promozione dalla D alla C, ho dovuto lasciare il calcio per accettare l'incarico di Direttore di un punto vendita, a Inzago, nell'hinterland milanese. Nelle categorie inferiori non puoi solo vivere di calcio e, seppure a malincuore, ho dovuto smettere. Mai dimenticherò però il gesto dei miei compagni che, quando sono sceso in campo a festeggiare con loro la promozione tra i professionisti, mi hanno regalato la maglietta con impressi il mio numero (il 7, ndr) e il mio nome. Un gesto che mi ha fatto sentire parte del gruppo in un anno così difficile per me e che mi ha davvero commosso".

Ma a dare a Daniele la possibilità di conciliare gioco e lavoro, offrendogli un ruolo in campo e una posizione in azienda, ci ha pensato l'anno successivo lo stesso Presidente Oreste Bamonte, industriale caseario originario di Battipaglia. "Anche in serie C non potevo lasciare il posto fisso senza aver alcuna certezza del domani e così ho firmato due contratti diversi con lo stesso datore di lavoro. Dalle 6 alle 14 lavoravo in magazzino nel reparto della logistica, come addetto agli ordini, poi dalle 15 alle 17.30 mi allenavo con il resto della squadra. Prima di presentarmi per il ritiro precampionato però, per porre rimedio alla lunga inattività, ho dovuto perdere sei chili in sette giorni, correndo mattina e pomeriggio su e giù per le colline e gli altopiani della Sardegna, dove la mia famiglia trascorreva le vacanze. La voglia di disputare il mio primo campionato tra i professionisti era troppo grande per farmi desistere e cosi in una sola settimana sono passato da 75 a 69 kg, mio peso forma (per 170 cm di altezza, ndr)".

A salvezza raggiunta, alla penultima giornata sul campo del Südtirol, la prima telefonata ricevuta da Daniele è stata proprio quella del Presidente, che lo invitava a concentrare tutte le sue energie solo sul campo senza preoccuparsi più della parte economica. "Per me il lavoro viene sempre al primo posto, non ho mai fatto fatica ad alzarmi all'alba. Quando lavoravo per il Presidente cercavo sempre di dare il massimo, in modo da mettere a tacere sul nascere possibili insinuazioni. Sono rimasto davvero sorpreso quando Bamonte ha voluto premiare la mia dedizione e i miei sforzi con un simile gesto". Il rapporto tra il Presidente e il giocatore/dipendente di lavoro si è cementificato negli anni nel rispetto dei ruoli e soprattutto nel segno della stima reciproca: "Bamonte è il primo che dà l'esempio. A 83 anni si alza sempre alle 2 di notte per andare in azienda, pronto a risolvere qualsiasi problema. Sul lavoro si fa voler bene da tutti perché tutti vedono la passione e l'energia che mette nelle cose che fa. Nello spogliatoio, invece, non è mai presente perché preferisce delegare ai dirigenti, anche se secondo me dovrebbe farsi vedere di più per trasmettere questa sua forza di volontà soprattutto ai nuovi arrivati e ai più giovani".

La bontà del lavoro svolto dalla società Giana Erminio è attestata non solo dai risultati ottenuti sul campo (cinque salvezze consecutive senza mai passare dalla tagliola del playout, con due partecipazioni ai playoff), ma anche dalla capacità di rappresentare il trampolino di lancio per i giovani talenti, possibili campioni di domani. Solo poche settimane fa il difensore Tommaso Augello, che a Gorgonzola ha giocato dal 2014 al 2017, si è trasferito alla Sampdoria, mentre il portiere Alberto Paleari, alla Giana per un anno e mezzo a partite dal gennaio 2015, è in orbita Torino. "Tommaso è un giovane (25 anni il prossimo 30 agosto, ndr) con la testa di un signore adulto. Non dice mai una parola fuori posto, è il classico bravo ragazzo che vorresti far sposare a tua figlia. Quando è arrivato da noi si è visto subito che era di un altro livello per la pulizia delle giocate e la facilità di corsa. A Genova saprà farsi apprezzare da un allenatore come Di Francesco che sa valorizzare i giovani. Anche Alberto ha dimostrato subito di essere pronto al grande salto. Arrivava prima di tutti al centro sportivo Seven Infinity per gli allenamenti, desideroso di migliorarsi e di rimanere imbattuto anche nelle partitelle di metà settimana tra di noi".

Promosso capitano nella scorsa stagione, dopo il passaggio di Matteo Marotta al Piacenza, Daniele Pinto ha le stimmate dell'uomo bandiera. Lo capisci subito dal suo sguardo fiero, dai modi pacati, ma decisi, e soprattutto dalla sue parole mai banali: "La prima cosa che un capitano deve insegnare a un giovane è di non mollare mai, perché se alla prima difficoltà molla poi cederà sempre. Io odio perdere. Non bisogna mai darsi per vinti neanche in allenamento perché poi si rischia di abituarsi alle sconfitte. Io sono il capitano della squadra, ma ognuno di noi deve essere capitano di se stesso". Daniele incarna alla lettera quello spirito battagliero che animava Erminio Giana, il sottotenente del quarto Reggimento del Battaglione alpino Aosta, originario di Gorgonzola, morto nel 1916, ad appena 19 anni, sul monte Zugna, nel corso della Prima guerra mondiale. Dopo la morte del figlio, la madre del sottotenente decise di donare alla società il terreno su cui sarebbe poi sorto il campo da calcio. In segno di gratitudine la società decise, a partire dal 1932, di assumere la denominazione di Giana Erminio.

La squadra di Gorgonzola è l'unica squadra nel panorama del calcio professionistico ad avere come denominazione un antroponimo, ovvero un nome e un cognome, o meglio un cognome e un nome in maniera del tutto formale come quando si faceva l'appello a scuola. "Tre anni fa, in occasione del centenario della morte del sottotenente, Marotta ed io siamo andati con gli alpini a fare un percorso, dal centro storico al cimitero, al fine di depositare una corona di fiori per commemorare gli alpini deceduti in guerra. È stata un'esperienza molto toccante. Da quattro anni, inoltre, la società porta avanti il progetto "La Giana a scuola": in tutte le scuole primarie e secondarie di Gorgonzola vengono promossi incontri tra gli alunni e una rappresentanza dei giocatori della Giana, chiamati in cattedra per raccontare chi era quell'Erminio Giana, insignito della medaglia al valore, e per testimoniare quali sono i valori dello sport e dello spogliatoio". Erminio Giana è anche una via di Gorgonzola, quella che dal centro, passando dalla chiesa dei santi Protasio e Gervasio, si inerpica sul ponte della Martesana, offrendo uno degli scorci più suggestivi del paese. Sotto quel ponte, non lontano dal centro sportivo, sfreccia sempre di corsa Daniele Pinto, in attesa di un futuro che vorrebbe vivere ancora su un campo da calcio, prima da giocatore e poi chissà da allenatore: "Mal che vada tornerò a lavorare in azienda per il Presidente!".

Sezione: PRIMO PIANO / Data: Mer 31 luglio 2019 alle 19:45 / Fonte: Antonio Conte per La Repubblica
Autore: Davide Villa / Twitter: @villdav3
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