Filippo Corti, classe 1989, ed ex centrocampista della Tritium, è stato intervistato da snapitaly.it, e ha raccontato il suo rapporto con il calcio, la sua migliore partita, il suo passaggio da calciatore ad allenatore, le sue emozioni alle Universiadi di Gwangju nel 2015, le sue partecipazioni ai forum sullo sport, e i suoi progetti futuri. Ora è dilettante, allenatore di bambini ed ha avviato una carriera da Dirigente dopo aver conseguito la laurea in Relazioni internazionali. Infine è testimonial dell’UNICEF. Il calcio è la costante in questo suo percorso così ricco di esperienze.
Il calcio: descrivi cosa vuol dire per te questa parola.
"Sembrerà strano e certamente lo è, ma è la prima volta che mi viene posta questa domanda. Difficile in poche parole dare una risposta. Il calcio rappresenta per me un compagno di viaggio e di vita: è sempre stato e sempre sarà passione e valori. Nel corso degli anni e della mia carriera, però, ha assunto significati e forme diverse: è passato da gioia ad amarezza, da insoddisfazione a esaltazione, da sacrificio a ricompensa, da hobby a lavoro, da spensieratezza a responsabilità, da prigione a rifugio. Ho però una certezza: il calcio mi ha insegnato ad affrontare le sfide, ad assumermi le responsabilità delle scelte che faccio e a saper reagire positivamente agli insuccessi".
Qual è stata la migliore partita di Filippo Corti?
"Tra le migliori che ho in mente sicuramente merita la menzione lo spareggio contro il Portogruaro nel 2013 allo stadio Mecchia di Portogruaro tra Veneto e Friuli. Ero in forza alla Tritium per il quinto anno consecutivo e ci giocavamo la permanenza in Prima Divisione (ex C1) contro una squadra ben più quotata rispetto a noi: fu la partita perfetta, giocammo tutti in modo eccezionale e vincemmo 2-1. La mia prestazione fu di alto livello e mi conquistai la fiducia di Valerio Bertotto (CT Nazionale Lega Pro), presente in tribuna, che la settimana dopo, a Coverciano, mi affidò la fascia di capitano della Nazionale Universitaria in partenza per le Universiadi di Kazan in Russia".
Come è cambiato Filippo Corti a passare da giocatore ad allenatore?
"Per fortuna gioco ancora, anche se non ai livelli di prima e quindi la carriera da allenatore non l’ho ancora propriamente cominciata. Nella mia squadra attuale, con i miei 28 anni sono il più “anziano” del gruppo e quindi, unitamente alla esperienza che ho accumulato negli anni di professionismo, aggiungo al servizio dei ragazzi più giovani anche le competenze che ho appreso sui libri a Coverciano. Pertanto sono sempre lo stesso, cerco sempre di trovare la strada e il modo giusto per far crescere il compagno sia a livello calcistico che a livello umano. Credo che difficilmente fare l’allenatore sarà la mia strada in futuro, tuttavia ad oggi mi diverto ad “allenare” i piccoli calciatori: è un’esperienza molto gratificante. A quella età (6/7/8 anni) preferisco dare importanza all’aspetto ludico dello sport, quindi il divertimento, e all’aspetto educativo, quindi i valori sacri del fair-play e del rispetto. Per imparare a calciare i rigori c’è tempo!"
Parlaci della medaglia d’oro vinta alle Universiadi di Gwangju nel 2015.
"Una delle emozioni più intense e belle della mia vita. Mi sono sentito gratificato di tutti i sacrifici e di tutte le difficoltà incontrate lungo il mio percorso di duplice carriera: quella sera di luglio del 2015 con l’oro al collo mi sono sentito sul tetto del mondo, finalmente grato di aver scritto una pagina della storia dello sport universitario mondiale. Finalmente perché dopo le esperienze in Cina nel 2011 e in Russia nel 2013 sapevo che Corea del Sud 2015 sarebbe stata la mia ultima occasione per vincere una medaglia. Se l’emozione più grande è stata quella sera, la gioia più intensa è stata qualche giorno dopo quando ho potuto condividerla con mia moglie, la mia famiglia e i miei amici".
Cosa pensa Filippo Corti riguardo il binomio Sport e Istruzione?
"Penso che sia un binomio imprescindibile e vincente per la crescita sana di ogni ragazzo e ragazza. Lo sport e l’istruzione sono due capitoli dello stesso libro. Molto spesso si sentono storie di giovani atleti che abbandonano la scuola per allenarsi meglio e altrettanto spesso si sentono storie di giovani studenti che non praticano sport per dare più tempo ai libri o al computer. Io penso che, al contrario lo sport abbia molto da insegnare e che l’istruzione sia la base per il futuro. Se fino a qualche anno fa ero convinto che il problema culturale italiano fosse irrecuperabile, con l’attenzione che ora le istituzioni stanno rivolgendo al tema, adesso guardo al binomio Sport e Istruzione in Italia con un po’ più di ottimismo".
Hai partecipato a molti forum sullo sport in rappresentanza dell’Italia. Quale ricordi con più piacere?
"Grazie alla mia laurea in Relazioni Internazionali e al mio percorso sportivo ho avuto la fortuna di girare il mondo e l’onore di rappresentare il mio paese in due distinte istituzioni sportive internazionali. In rappresentanza di AIC, l’Associazione Italiana Calciatori, ho preso parte ai congressi internazionali della FIFPro, la federazione internazionale delle associazioni dei calciatori, e in rappresentanza del CUSI, Centro Universitario Sportivo Italiano, ho preso parte ad un Forum della FISU, la Federazione Internazionale dello Sport Universitario. L’ultimo in Russia è stato il più speciale perché ero l’unico rappresentante italiano su 110 partecipanti e ho potuto raccontare la mia esperienza di volontario dell’UNICEF durante la mia duplice carriera".
Ora sei anche dirigente del Cusi. Quale responsabilità ne derivano?
"La mia carriera dirigenziale è solamente agli inizi e ho ancora molto da imparare. Il CUSI mi ha dato la possibilità di vivere l’Universiade di Taipei (la mia quarta) con una veste diversa rispetto alla divisa da gioco e ho cercato di apprendere il massimo affiancando il capo delegazione in tutti i suoi spostamenti e i suoi impegni ufficiali. Se prima le responsabilità erano di non subire goal o di trovare la via per farlo ora le responsabilità sono diverse, in primis la tutela degli atleti e la buona riuscita dell’organizzazione".
Quali sono i progetti futuri di Filippo Corti?
"Da qualche mese insieme ad AIC e Università Telematica San Raffaele ho iniziato una collaborazione di tutoring per il Corso di Laurea Triennale in Scienze Motorie curriculum Calcio: un percorso unico nel suo genere che in futuro sarà in grado di offrire al sistema calcio dirigenti più consapevoli, calciatori più preparati, manager più responsabili. In contesto internazionale, invece, mi sono candidato per una posizione all’interno della Commissione “Social Responsibility” della FIFPro, perché ritengo che i calciatori di alto livello siano la categoria più adeguata per divulgare messaggi positivi e responsabili. Ovviamente tutto questo, senza abbandonare il calcio giocato, per ora…"
Autore: Davide Villa / Twitter: @@villdav3
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