E’ di una decina di giorni fa la notizia della separazione consensuale fra il Piacenza e Matteo Marotta, centrocampista classe 1989, prima ancora dello stop definitivo alla stagione di Serie C. Stop che poi non è arrivato. “La società ha convocato me, così come altri giocatori, proponendoci due vie - racconta l’ex Giana Erminio in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com -: il prolungamento del contratto con l’abbassamento dell’ingaggio o la risoluzione. Io alla fine ho optato per l’addio perché lo reputavo la scelta migliore per la mia carriera, per avere nuove possibilità professionali dopo due anni in cui ho sempre giocato e avuto un rendimento positivo”.

Ha stupito la tempistica dell’addio. Pochi giorno dopo, infatti, la FIGC ha decretato che anche la Lega Pro avrebbe dovuto riprendere a giocare.
“Nei contatti con la società ho anche proposto di attendere le decisioni definitive prima di prendere delle decisioni. Il club però, legittimamente, ha preferito non attendere per la volontà d’intraprendere con anticipo un percorso di ridimensionamento per le prossime stagioni. Non so se avessero dato per scontato lo stop definitivo al campionato oppure se avessero già archiviato come un anno perso la stagione in corso. Io, fossi stato in loro, avrei attendo qualche giorno”.

A proposito della ripresa qual è il suo pensiero in merito. Si è molto discusso sulla fattibilità di un ritorno in campo in Serie C.
“Secondo me è difficile immaginare una messa in sicurezza di tutte le strutture per salvaguardare la salute degli atleti e di tutti gli altri addetti ai lavori. In C ci sono problematiche differenti rispetto alla A o alla B ed in più i costi sono difficilmente gestibili da una società di terza serie. Credo che questa situazione sia perfetta per far capire come il movimento calcistico italiano non lavori di sistema per trovare delle soluzioni condivise. Al centro dell’attenzione c’è sempre il proprio tornaconto, il proprio orticello da salvaguardare. In Inghilterra, una volta indetto il lockdown il sistema ha pensato di attivarsi per supportare quelle società che palesavano delle difficoltà, mentre da noi questo tipo di pensiero manca”.

A proposito di sistema Matteo Marotta quale riforma sceglierebbe fra quella per la creazione della C élite e la nascita della B a 40 squadre?
“Credo che questo sia un problema secondario. Prima bisogna capire che si deve agire in maniera sistemica e poi muoversi per le riforme altrimenti si rischia che si rivelino fini a se stesse. Come delegato AIC mi viene in mente pensare che la B a 40 sia accattivante per i club, ma al tempo stresso si deve pensare a tutelare i calciatori delle restanti 40 società che dalla C si troverebbero catapultati dalla C alla D. Serve attivare strumenti come il semiprofessionismo, incentivi fiscali e quant’altro prima di parlare di riforme”.

Chiudiamo con un amarcord legato all’avventura al Piacenza. Quanto è l’amaro in bocca per il finale della passata stagione con la Serie B sfumata negli ultimissimi minuti?
“Grande. Speriamo che quello vissuto lo scorso anno sia il rimpianto più grande della mia carriera perché di peggio non riesco ad immaginarlo. Nel giro di pochi minuti siamo passati dalla promozione in B al gol decisivo dell’Entella. E’ stata dura. Ai playoff, poi, qualche episodio dubbio nel match del Garilli contro il Trapani e una loro vittoria meritata in Sicilia hanno chiuso definitivamente le porte al sogno Serie B”.

Sezione: PRIMO PIANO / Data: Gio 28 maggio 2020 alle 10:05
Autore: Stefano Spinelli
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