La Lega Nazionale Dilettanti ad oggi conta più di un milione di tesserati (1.045.565). Numeri che le conferiscono le scettro del maggiore movimento sportivo esistente sul territorio italiano. Ciononostante il ministro dello sport Spadafora – che pure si dice estremamente interessato alle sorti del mondo dilettantistico  – non è riuscito a fornire risposte adeguate al presidente Sibilia; il titolare del dicastero, sino ad ora, ha unicamente promesso cento milioni di euro di finanziamenti a sostegno delle A.S.D. in difficoltà, ma non ha chiarito né i tempi né le modalità di accesso. Si tratterà di un prestito che dovrà essere restituito e non sarà chiesto, da parte dell’ente erogatore, alcun interesse. In una intervista al giornalista D’Epifanio della Gazzetta Regionale, Spadafora ha fatto sapere che le società gli hanno comunicato la volontà di fermarsi e che, per una difficile ripresa, si valuteranno criteri territoriali. Stando alle sue parole dovremo attendere il prossimo decreto, con la consapevolezza che ulteriori ritardi sarebbero assolutamente controproducenti. Le società – soprattutto quelle iscritte al campionato nazionale di serie D – attendono di sapere se e come potranno continuare la stagione, ferma restando l’esplicita richiesta di non proseguire. Una volontà, quella espressa dai patron, mossa da ragioni di carattere giuridico ed economico: il prossimo 30 giugno i contratti stipulati tra proprietà e calciatori cesseranno infatti di avere effetto ed un eventuale prolungamento degli obblighi negoziali, inevitabile laddove la federazione dovesse optare per la disputa dei campionati nei mesi di luglio o agosto, implicherebbe un costo elevato ed insostenibile nella maggior parte dei casi. Consideriamo che ad alimentare e tenere in vita lo sport dei dilettanti sono le aziende. La stragrande maggioranza delle associazioni sportive, infatti, trae buona parte dei suoi profitti dalle sponsorizzazioni. È ragionevole pensare che in seguito alla crisi economica post-coronavirus (gli esperti prevedono effetti disastrosi sul PIL e sul debito pubblico, n.d.r.) molte imprese rinunceranno alla sottoscrizione dei contratti di sponsorizzazione. Non solo: il protocollo sanitario fornito dal Coni alle federazioni – redatto da un gruppo di tecnici del Politecnico di Torino – risulta pressoché inattuabile per la maggior parte delle squadre, sia per quanto concerne la distribuzione dei dispositivi di protezione sia per ciò che riguarda l’attività di sorveglianza sanitaria.

Sezione: PRIMO PIANO / Data: Dom 03 maggio 2020 alle 08:00 / Fonte: Rivistacontrasti.it
Autore: Rossana Stucchi
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