“Mi piacciono le squadre che fanno la partita, che non aspettano. E da buon bergamasco preferisco stare coi piedi per terra e fare un passo alla volta . Ho variato diversi moduli tattici adattandomi agli uomini". Finisce la carriera di calciatore vincendo il campionato di Serie D al Pergocrema. E comincia dalle sue parti in panchina vincendo col Mapello, dalla Promozione all'Eccellenza. Passa alla Tritium e due campionati vinti su due dalla Serie D alla Lega Pro Prima Divisione. Tra l'altro, ha un discreto difensore: si chiama Alessio Dionisi. Vuoi vedere che farà l'allenatore in Serie A ?
La prima delusione per lui è alla Spal. Colpa sua che aveva solo due attaccanti in rosa? Soprattutto di 8 punti di penalizzazione :"In Serie C bastano infortuni o alcuni acquisti sbagliati e ti ritrovi dai playoff ai playout. Al Carpi c’erano delle aspettative diverse. Puoi ritenerlo ingiusto, ma l’esonero fa parte del mestiere. Certo, la Serie A magari poteva toccare a me". Chiude con 39 punti in 29 partite. Sta per arrivare un’offerta strana, inusuale per un tecnico che ha vinto in C e allenato in B: "Mi chiama l’Inter e vado a pranzo col responsabile del settore giovanile, Samaden (ora all'Atalanta n.d.r.). Gli rispondo che andrei volentieri, ma che non ho mai allenato le giovanili e non mi sento all’altezza. Lui mi spiega che l’Inter vuole che la Primavera venga allenata come se fosse una prima squadra, con l’obiettivo di preparare i ragazzi a uscire fuori e che mi avrebbero messo a disposizione tutte le strutture, anche per fare due allenamenti al giorno. A quel punto accetto”. La nidiata comprende in ordine sparso il portiere Di Gregorio, Vanheusden, Gravillon, Awua, Emmers, Zaniolo, Rigoberto Rivas, Rover, Pinamonti: "I giovani non devono sentire addosso il peso delle responsabilità. Vanno lasciati sbagliare". Fanno due scudetti consecutivi, due Tornei di Viareggio, una Coppa Italia, una Supercoppa (è l'unico che ha vinto lo Scudetto Primavera da calciatore e da allenatore, sempre con l'Inter, of course). Nel tempo libero, prova a raddrizzare la situazione della prima squadra dell'Inter. Fa il traghettatore per due volte, da De Boer a Pioli e da Pioli alla fine. Non si scompone e un giorno decide di lanciare un messaggio: “Voglio trasmettere una maggiore cultura del lavoro”. Poi ricorda che ha allenato anche in Promozione. E approva espressamente i provvedimenti disciplinari contro Gabigol e Joao Mario. Vince 3 partite su 5 e saluta così: “Prossima stagione? Credo che ci sarà qualcun altro più adatto di me”. A Venezia l'altro esonero, ma dopo di lui quell'anno nessuno riesce a impressionare. Torna nel mondo della terza serie e sceglie un posto tranquillo: Bolzano, la squadra è il SudTirol. Curiosamente ci sono Poluzzi, Vinetot, Curto, Davi, Tait, Casiraghi (ex Tritium), Rover, Odogwu. In un anno e mezzo costruisce di nuovo per il presente e il futuro e vanno in testa alla classifica. Sfuma tutto sul più bello, ma è l’intelaiatura che la stagione successiva andrà in Serie B e due anni dopo si giocherà incredibilmente i playoff per la Serie A .Nel frattempo lui si è preso la Serie B, per la prima volta nella storia, con la FeralpiSalò: curiosamente il gol decisivo è di Butic, uno dei suoi ragazzi dell'Inter .
Non gli confermano Guerra e Siligardi, facendogli perdere gran parte del fatturato offensivo e la partenza nella serie cadetta non convince. Saluta, ma lo chiamano quasi subito al Vicenza dove è stato sacrificato addirittura Aimo Diana: “Quando sono arrivato a Vicenza c’era contestazione e ci stava: ricordo al campo di allenamento a Bassano qualcuno che ci ripeteva - state allontanando anche i nostri figli’“. Lui risponde con una sola sconfitta e 23 risultati utili consecutivi. Inventa Freddy Greco guastatore ed esce vincente dalla bolgia dello Iacovone di Taranto. Fino a quel gol dopo 6 minuti allo stadio "Dei Marmi" di Carrara. La sorte si riprende in quota infortuni quanto aveva concesso ad Avellino in quota palle-gol. Ma sul rettilineo del traguardo arriva sempre lui.
E se chiedete ad Alessio Dionisi (ora allenatore del Palermo) chi è il suo modello, non risponde Guardiola o Klopp, ma Stefano Vecchi.
Autore: Rossana Stucchi
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