L’attaccante della Giana Erminio Salvatore Bruno, il bomber per eccellenza del club biancoceleste, si è raccontato al portale sportivo zonacalcio.net. A Gorgonzola dal 19 giugno 2015, ha ricordato proprio quella data: “Mi ricordo benissimo quel giorno in cui firmai per la Giana Erminio. La passione è ciò che mi ha sempre spinto nella mia carriera, devo sentirmi la maglia che indosso, il mio istinto è stato decisivo nelle mie scelte. Ad Ascoli rifiutai il doppio dei compensi che mi aveva proposto il Sora, ma sentii la necessità di dover scegliere Ascoli, pur giocando da quarta punta e avrei guadagnato la metà. Quando mi ha chiamato la Giana non ci ho pensato due volte, è stata una trattativa velocissima e, nonostante lo stesso giorno avessi ricevuto diverse proposte, avevo dato la parola a loro e così è stato”.
Per il quarto anno consecutivo riesce ad arrivare ad almeno dieci reti stagionali: “Sono quattro anni di fila che raggiungo la doppia cifra, una risposta chiara a chi mi considerava nella fase calante della mia carriera. Il gol è la mia più grande dimostrazione di forza, preferisco far parlare il campo con i fatti. Sono molto autocritico e quando arriverà il momento di lasciare lo farò alla mia maniera, per il momento mi diverto continuando a segnare”.
E’ vicino alle duecento reti in carriera, un traguardo che tutti i tifosi della Giana augurano giungerà con la maglia biancoceleste: “Duecento reti sono veramente tante e non ho mai pensato di contare anche i gol in Coppa Italia, sicuramente mi piacerebbe arrivare a questa cifra in campionato perché precisamente sono 179 , se voglio essere preciso mi tocca fare qualche altro campionato, ma voglio considerare anche quelli della Tim Cup, inoltre voglio tenere in considerazione i tanti realizzati in B, raggiungere questa quota vorrebbe dire davvero tanto”.
Il forte legame con il Ferguson della Martesana: “Con Albè si è creato qualcosa di unico, riesce a tenere tutti sul filo del rasoio, è una persona eccezionale, per questo mi sono innamorato di queste persone perché nel calcio non esistono più, si fa fatica a trovarne. Ci tiene tantissimo al gruppo ed ha sempre una parola in più per quelli che giocano meno, tiene tutti allo stesso livello”.
Un bilancio stagionale sul girone d’andata e sulle prime giornate di quello di ritorno: “La nostra partenza in questo girone di ritorno è stata diametralmente opposta a quella dell’andata, e stiamo viaggiando con una media punti più idonea al nostro valore. Sappiamo le difficoltà che nasconde la seconda parte della stagione, ci saranno tante compagini che lotteranno con il coltello tra i denti”.
La serietà della compagine martesana, e quanto fatto negli anni del professionismo: “La Giana è una società solida, loro si sono fidati del vecchio gruppo, che ha fatto benissimo, mantenendo sei giocatori protagonisti della grande scalata fino alla Serie C, hanno fatto la scelta giusta perché sono ragazzi fantastici. Dopo l’arrivo di giocatori di maggiore esperienza, non hanno mai avuto remore anzi, hanno cercato insieme a noi di creare un progetto importante, e che oggi è apprezzato da tutti. Abbiamo dato il nostro contributo, mettendo a disposizione il nostro sapere, che ha trovato in questa realtà delle persone capaci e pronte ad accettare i nostri pareri per il bene della Giana. Siamo consapevoli che noi calciatori di una certa esperienza dobbiamo comportarci in maniera esemplare, così da essere un modello, un esempio per i giovani. In questi anni non ho mai saltato un allenamento, ho sempre avuto una parola per gli altri, ma sono fatto così come persona e sono contento che questi ragazzi accettino con piacere i miei consigli. Parleranno sempre bene se ti comporti bene”.
Un confronto tra l’attuale Serie C e la vecchia Lega Pro: “Il livello è cambiato da un po’ di anni, certo, se andiamo a vedere veramente la Serie C di dieci anni fa era una Serie B attuale. Il resto viene di conseguenza, io dico solo che a fine anni Novanta un giovane veniva spedito in C a farsi le ossa, nel calcio attuale spesso invece si vedono ragazzini esordire in serie A e B. Dovremmo creare meno illusioni, se il giovane è bravo ben venga, ma senza precludere la possibilità ai calciatori di una certa esperienza di continuare a dimostrare il proprio valore. Inoltre siamo consapevoli delle difficoltà dei nostri settori giovanili, considerando anche il fallimento della nostra nazionale, diciamo che il calcio italiano è un po’ da rivedere”.
Sui gol più belli: “Ricordo quelli realizzati nel derby Fermana-Ascoli, Pisa-Modena come la doppietta con la maglia dell’Ascoli contro la Lodigiani decisiva ai fini della promozione, e non posso non menzionare il capolavoro della scorsa stagione da centrocampo in un Giana Erminio-Renate”.
Qualche parola su Massimiliano Allegri: “Onestamente in principio non immaginavo che Allegri potesse percorrere la carriera di allenatore, poi ci siamo rincontrati io con la maglia del Modena mentre lui era diventato il tecnico del Sassuolo, e dalle parole di stima dei suoi giocatori, che incontravo vivendo nella stessa città, ho iniziato a percepire ed intuire le sue grandi potenzialità in questa veste. Massimiliano ha dimostrato di avere un’intelligenza unica, fa sentire tutti i suoi calciatori al centro del progetto, è un grandissimo gestore di uomini".
Un inevitabile pensiero sul fallimento del Modena: “Provo un dispiacere incredibile per il Modena, avendo vissuto lì sei anni e mezzo, vedere questa situazione mi ha fatto male, una città come quella emiliana non merita questo. Spero che le istituzioni capiscano il ruolo, ed inizino a dare una mano ai club, soprattutto nei momenti di difficoltà sono sconfitte non solo sportive ma anche sociali”.
Infine, le emozioni dei grandi palchi europei: “Giocare in Coppa Uefa (l’attuale Europa League, ndr) e vivere l’atmosfera della Champions League, seppur i preliminari con la maglia del Chievo è stato fantastico, poter essere protagonista in determinate serate è bellissimo. Sono grato a Pillon che già conoscevo ai tempi dell’Ascoli, per l’occasione che mi ha concesso”
Autore: Davide Villa / Twitter: @@villdav3
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