Chiusa l'esperienza con la Pro Patria, il centrocampista Lorenzo Degeri si era ritrovato svincolato, e ha passato un anno di stop forzato, rivedendo la luce - per così dire - solo in estate, quando è arrivata la firma con la Giana Erminio. Un nuovo inizio, che ha regalato al classe '92 un nuovo entusiasmo: rimettersi in gioco per lui è stato semplice, e dopo l'esordio tutto è filato liscio. Ripercorriamo proprio con Degeri, che si racconta ai microfoni di TuttoC.com, questi ultimi 12 mesi.
Dopo un anno di inattività, è arrivata la chiamata della Giana. Come hai vissuto questo lungo periodo e il successivo impatto con il ritorno al calcio giocato?
"E' stato un anno piuttosto intenso, avevo già avuto contatti con la Giana in inverno, ma inizialmente la cosa non andò in porto, tanto che ci risentimmo poi in estate e a inizio agosto arrivò la chiamata di mister Albè, che mi voleva intanto per un periodo di prova: per me era un sogno, dopo un anno di inattività trovavo una squadra di Serie C vicino a casa. E infatti l'impatto è stato super. Anzi, ci tengo molto a ringraziare i miei compagni per come mi hanno accolto e il club per l'opportunità che mi ha dato, anche se non mi tolgo meriti per essermi sempre allenato con costanza nel periodo in cui ero fermo e di essermi fatto trovare pronto".
Ma quanto è mancato il contatto con il calcio giocato?
"Riconosco che è stato un anno lungo, soprattutto mentalmente. Mi allenavo con la squadra del mio paese, che milita in Promozione, ma non ero troppo immerso nella quotidianità calcistica, mi mancava il contatto con lo spogliatoio e il clima della gara. La quotidianità nel calcio conta molto. Ma un anno di stop ti fa capire molte case: alle volte sembra tutto scontato, ma solo così impari ad apprezzare tante sfumature. Anche se non auguro a nessuno di vivere momenti così".
Però qualche risvolto positivo può appunto esserci. Quanto ti ha spronato a dare sempre più del massimo l'anno di inattività?
"Indubbiamente ti aiuta ad apprezzare di più quello che poi ti capita, per me è stata una seconda prima volta: mi sono goduto molto tanti piccoli aspetti che sembrano essere la normalità, c'è un entusiasmo maggiore. Poi io dovevi farmi trovare pronto, la testa era indirizzata li, e quando hai un obiettivo da raggiungere non solo stai meglio, ma ti carichi di più".
Ma la paura di essere obbligato a smettere la hai mai avuta?
"Confesso che a gennaio ero quasi tentato di dire addio al calcio, ma il contatto invernale, era febbraio, con mister Albè mi dette nuovi stimoli e motivazioni: la mia strada era quella. Poi è chiaro che il pensiero e la tristezza dell'essere quasi dimenticato, di finire un pò nell'oblio, ogni tanto c'era, ma il resto era più forte. Ed è andata bene, anche se a inizio stagione ho dovuto saltare qualche gara per infortunio".
Poi però l'esordio, e alla fine l'egregia sostituzione a un elemento del calibro di Pinardi.
"Ricominciare è stata una grande soddisfazione. Io sono stato tesserato dopo la prima di campionato, ma ho saltato le successive per un fastidio fisico, ma riassaporare il campo ha davvero significato tanto: sono stato molto felice di aver visto che ero pronto, ho fatto quello che dovevo, anche se rimpiazzare Alex (Pinardi, ndr) non è facile, per noi è un punto di riferimento. Ma nel gruppo dobbiamo essere tutti uniti e pronti ad aiutarsi, una squadra è questo".
Avete avuto un avvio di campionato non facile, poi le ultime cinque giornate, che vi hanno visto fare più punti di quelli fatti nelle precedenti undici, sono state la svolta. Come ti spieghi questo percorso?
"In realtà credo ci siano stati due punti di svolta, uno dopo la gara di Cuneo, che ci portò a vincere a Viterbo, poi dopo la partita persa a Olbia, alla quale sono seguiti i cinque risultati che ci hanno proiettati in una diversa zona di classifica rispetto a quella che avevamo all'inizio. Forse in avvio di stagione abbiamo prestato poca attenzione nelle zone cruciali del campo, e anche la condizione fisica non era probabilmente al top, anche se comunque, Olbia a parte, abbiamo sempre giocato buone gare, a viso aperto con chiunque: ma è chiaro che quando non arrivano i risultati si fatica poi anche ad aver fiducia, e il tutto ne risente, calano le certezze. L'importante è aver trovato la svolta".
Domenica vi aspetta una gara delicata, contro un Gavorrano fanalino di coda della graduatoria che ha bisogno di punti. Che match sarà?
"Di punti ne abbiamo bisogno anche noi, non vogliamo disperdere quanto fatto finora, trovare un altro risultato utile sarebbe per noi importante, se arrivasse con i tre punti sarebbe anche meglio: nessuno scende in campo per perdere. E di sicuro non lo farà neppure il Gavorrano, qualcosa da dire gli uomini di Favarin lo hanno, e noi non dobbiamo farci ingannare dalla classifica: pensiamo piuttosto a fare cosa sappiamo".
Autore: Mattia Vavassori
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