Questo è il testo della lettera che è stata proposta durante i funerali di Alfredo Arrigoni, fratellino dell'ex centrocampista biancoazzurro Tommaso Arrigoni.

Oggi salutiamo Alfredo.

Non vi lasciamo la sua foto perchè, senza volerlo, finirebbe in un cassetto mentre Alfredo deve rimanere nel cuore di chi gli ha voluto bene.
Vi lasciamo alcuni pensieri che ci hanno accompagnato in questo anno, perchè Alfredo continui a parlare a noi e a voi.

Grazie

Stefano Monica Tommaso

"Alfredo ha un modo tutto suo di vivere la vita, ha un ritmo molto rallentato e fa tutto con estrema calma. Mi torna in mente, sempre più spesso, un episodio. Una mattina, mentre ci recavamo in auto a Corniolo, un posto che lui adora, e percorrevamo la strada che attraversa il bosco, mi disse di rallentare ed io gli chiesi "Ti fa male la macchina?", lui mi rispose "No, ma se andiamo più piano riesco a vedere più cose". Questo è Alfredo. E questa risposta, apparentemente banale, esprime un significato profondo e importante. A volte dovremmo tutti alzare il piede dall'acceleratore. Così facendo probabilmente non arriveremo primi, ma avremo più cose da raccontare. Alfredo, in questo anno, ci ha insegnato anche ad affrontare una malattia terribile. Affronta la battaglia ogni giorno come un vero guerriero, senza mai un lamento e non ci fa mai mancare il suo bel sorriso. Abbiamo la sensazione che quando soffre abbia timore di dirlo per non farci stare male. Nevicava e Alfredo mi disse una sera: "Mamma, se domani mattina ci sono trenta centimetri di neve, fammi uscire da solo e non preoccuparti se cado sulla neve: non mi può fare male!". Questo me lo disse quando il suo equilibrio cominciava ad essere instabile. "In montagna ci andremo e voglio portare ai miei amici, per ringraziarli di tutti i bei pensieri, un sasso e una cartolina. A Tommaso porterò...". Avevamo resistito fino ad ora. Da tre giorni ad Alfredo stanno cadendo i capelli, i suoi amati capelli. Noi sappiamo quanto ci tenesse e come questa sofferenza si vada ad aggiungere a tutte le altre. Ciononostante oggi ha detto: "Dai babbo, non disperarti per i miei capelli. Là, al Mayer, i ragazzi che fanno la terapia sono tutti pelati e io mi sento osservato - perchè ho ancora i capelli - così diventiamo tutti uguali". (3 maggio 2013) Siamo nei minuti di recupero di una partita che stiamo perdendo con un risultato molto pesante. Ma tutti e quattro insieme stiamo lottando fino al fischio finale per provare a mettere a segno il gol della bandiera. Quando riesco a farlo sorridere, per me è un gol. (15 giugno 2013) Quando inizia una bella festa vorresti che non finisse mai. Vivere con Alfredo è stata una bella festa. Purtroppo questa festa è finita ma dentro il nostro cuore, dentro la nostra casa, Alfredo c'è e ci sarà sempre. Alfredo sarà sempre il protagonista.Entreremo in casa e la porta sarà la sua bocca, le finestre saranno i suoi occhi e i muri saranno intrisi delle sue risate. Alfredo sarà sempre con noi. Le circostanze nella vita inducono a porsi molte domande, a cui spesso non si riesce a rispondere. Allora, quasi inevitabilmente, si tentano dei bilanci. In una famiglia, la prima cosa su cui i genitori riflettono è ciò che sono riusciti a trasmettere e ad insegnare ai propri figli. Abbiamo avuto molto tempo per pensarci e, dopo una lunga riflessione, abbiamo scoperto che, in realtà, sono i nostri ragazzi che ci hanno insegnato molto di più di quanto noi volessimo insegnare a loro. A chi ci dice "bravi", ancora una volta rispondiamo che sono i nostri figli ad essere bravi mostrando, in tali condizioni, una forza e una pienezza di risorse che noi adulti non possediamo. Qualcuno, per alleviare la nostra enorme sofferenza, ci dice che "almeno" Alfredo non è figlio unico. Ma Alfredo è figlio unico come lo è Tommaso e come lo è ogni figlio per i propri genitori. Alfredo potrebbe avere tanti altri fratelli ma questo non diminuirebbe il nostro amore per lui e la nostra sofferenza per la sua sofferenza. Parliamo solo di Alfredo ma non dimentichiamo certo Tommaso che, in un momento molto delicato della sua vita e della sua carriera, ha preso decisioni importanti dimostrandosi maturo. Alfredo non lo abbandonerà. Siamo grati alle nostre famiglie, sempre a noi vicine, ai nostri amici e agli amici di Alfredo, che ci seguono con discrezione cercando di sostenerci e regalarci, in vari modi, un po' di serenità. Un grande grazie va al nostro piccolo ma grande borgo che è sempre presente in ogni momento e risponde con generosità nel bisogno. Questa virtù è forse delle piccole comunità ma noi crediamo che un po' di questo merito vada riconosciuto a don Pietro, un uomo che ci ha accompagnato nel cammino della vita mai negando il suo sorriso, che ci ha insegnato che non si molla mai. Un uomo d'altri tempi, non passati ma futuri. Alfredo diceva che noi eravamo fortunati ad averlo incontrato. Dobbiamo ringraziare la scuola - troppo spesso bistrattata - che ci è stata vicino e ha coinvolto Alfredo favorendo la sua partecipazione all'attività didattica. Come dimenticare i volti pieni di gioia dei compagni che, sempre, hanno accolto Alfredo ad ogni ritorno in classe facendo a gara nell'aiutarlo! Il dramma che stiamo vivendo ci ha portato a conoscere nuove realtà. Abbiamo incontrato persone straordinarie, dentro e fuori gli ospedali, che svolgono il loro lavoro con abnegazione e competenza e questo ci ha inorgoglito di essere italiani, come al canto dell'Inno di Mameli prima che giochi la Nazionale: sono queste le persone che meritano il nostro tifo. Ma ciò non toglie l'amarezza nel constatare che medici e persone di scienza portano avanti studi, ricerche e sperimentazioni quasi esclusivamente grazie a donazioni private. E in molti programmi elettorali spiace non sentire questa sensibilità per istruzione e ricerca. Monica, Alfredo e io abbiamo assistito in televisione alla partita Cesena-Padova e Tommaso, per la prima volta in questa stagione, è sceso in campo con la maglia del Cesena ed ha giocato quasi tutta la gara. Quando è uscito tutto lo stadio gli ha tributato un grande applauso. Alla fine era molto commosso. La parola "sportivo" ha assunto, in quel momento, un significato nuovo e diverso per noi perchè negli sguardi e negli atteggiamenti di compagni, allenatori, dirigenti, era preminente lo spirito di vicinanza e solidarietà rispetto a ciò che solitamente è importante nella competizione calcistica. La nostra famiglia non lo dimenticherà".

Sezione: Editoriale / Data: Mar 18 giugno 2013 alle 10:00 / Fonte: www.tritium1908.it
Autore: Mattia Vavassori
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