Sbarchiamo in casa Tritium per mettere sotto la nostra lente d’ingrandimento Mattia Lepore, giovane centravanti bomber della Tritium Under 16.
Ciao Mattia, tutto bene? Come hai passato questi mesi? Come ti sei tenuto impegnato?
"Tutto bene grazie. Fortunatamente in famiglia siamo stati tutti bene. Inizialmente questi mesi sono stati molto lunghi e intensi, poi per fortuna le giornate hanno preso man mano sempre più velocità. Ho giocato spesso alla Play Station , soprattutto pomeriggio e sera, e mi sono tenuto allenato palleggiando in giardino".
Domanda secca: ti manca il campo? Qual è l’aspetto di questo sport del quale senti più la mancanza?
"Il campo è una delle cose che mi manca di più. L’aspetto che mi manca di più è il mix di sensazioni che si vive la domenica mattina prima di entrare in campo. Ovvero l’ansia, il riscaldamento ecc. Che si vinca o che si perda, tutta la situazione che si creava è speciale e mi manca molto".
Ti senti spesso con i tuoi compagni? Avete promosso iniziative particolari per restare connessi?
"Con i compagni ho un buon rapporto. Spesso ci sentiamo via WhatsApp, anche per confrontarci sulle tipologie di allenamento che stiamo eseguendo. Spesso giochiamo insieme online alla Play Station per tenerci in contatto. Ora che si può uscire ogni tanto ci incontriamo, in modo tale da poter tenere vivo e solido il rapporto".
Considerando la situazione attuale, saresti favorevole nel tornare ad allenarti? E riguardo una ripresa a settembre qual è la tua idea?
"Tornerei ad allenarmi ad occhi chiusi. Sono stati tre mesi interminabili, senza calcio e senza poter uscire. Non vedo cosa possa cambiare, in termini di sicurezza, tra i giocatori di Serie A e noi ragazzi. Dunque sì, sarei assolutamente favorevole a ripartire da settembre normalmente".
Che rapporto hai con il gol? Che sensazione senti quando segni?
"E' molto altalenante. Fortunatamente quest’anno devo dire che mi è andata molto bene. La sensazione ogni volta cambia, in base alla situazione, al momento e alla squadra contro la quale si fa gol. Rimane comunque una sensazione bellissima: ti senti un protagonista e una colonna portante della squadra. Alla fine ogni partita l’obiettivo è fare gol. Quando non riesco a segnare, anche se la mia squadra vince, non mi sento appagato al cento per cento".
A quando risale il tuo primo gol a undici? Raccontamelo e dimmi cos’hai provato.
"Il mio primo gol risale a quando giocavo a Seregno, in occasione della partita a Seregnello contro la Folgore Caratese. Fu un’emozione molto diversa, considerando che era il primo gol nella porta “grande”. Quando dal calcio a nove ti appresti a giocare a undici ti senti arrivato: hai la sensazione di essere arrivato tra i grandi. Segnare addirittura un gol poi è una grandissima emozione".
La tua stagione è stata condita da parecchie realizzazioni: te l’aspettavi? Come giudichi la tua annata?
"A inizio anno, come normale che sia, ti poni degli obiettivi da perseguire. Il mio era quello di arrivare almeno a venti gol. Avendone fatti 17 in 21 partite, credo che probabilmente sarei riuscito a raggiungere questo obiettivo. Se me l’aspettavo non lo so. Sapevo che avrei avuto occasioni di segnare, considerando il modulo e lo stile di gioco che ci ha dato il mister. In generale la fame vien mangiando: più segni, più credi di poter segnare. La mia annata la giudico molto positiva. Credo di aver fatto bene per la mia squadra ed in generale di essere stato uno degli attaccanti protagonisti".
Sei colonna portante del reparto offensivo Tritium: cosa significa per te vestire questa maglia? Che rapporto c’è nello spogliatoio?
"Ero solamente una delle parti importanti della squadra. Sarebbe stato meglio se ci fosse stato qualcuno che potesse segnare i miei stessi gol, in modo tale da portare la Tritium ancora più in alto. Nonostante ciò voglio ringraziare tutti i miei compagni che mi hanno permesso di raggiungere questi numeri. Alla fine un gol non è altro che la parte conclusiva di un’azione. Ringrazio tutti per le occasioni che mi hanno messo tra i piedi. Vestire questa maglia ha un valore sia emotivo, dovuto ad alcuni compagni che sono in Tritium da sempre, che importante dal punto di vista del blasone".
Fammi l’identikit di Mattia Lepore: caratteristiche, punti di forza ed eventuali punti deboli.
"Non è semplice farlo. Una delle mie caratteristiche, essendo alto 1.88 è proteggere il pallone e arrivare al tiro o all’assist, avendo comunque fatto sette assist in questa stagione. Ho un bel tiro, mentre potrei migliorare la conduzione del pallone e il colpo di testa. Essendo molto alto potrei sfruttare meglio questa mia caratteristica".
Hai un idolo o un giocatore al quale ti ispiri?
"Il mio idolo è da sempre stato Boateng: lo adoro dal primo momento in cui è venuto al Milan. Un giocatore al quale mi ispiro è invece Ibrahimovic. Ha una maestosità impressionante, un gran tiro e un ottimo colpo di testa: credo sia uno degli attaccanti più forti di sempre".
A quale età hai iniziato a giocare? Qual è il tuo primo ricordo legato al calcio?
"Ho iniziato a cinque anni circa nella squadra del paese di Ornago. Dopodiché sono stato al Monza, poi Seregno e Tritium. Il primo ricordo risale alla partita Aso Ornago-Cavenago. Vincemmo 16-0 e feci qualcosa come sei o sette gol. Non era proprio calcio: dove andava la palla ci andavamo tutti. Più che una partita di calcio sembrava una partita di rugby".
C’è un ricordo particolare a cui tieni legato alla tua carriera da calciatore?
"Uno dei ricordi più belli è sicuramente legato ad un torneo a Pessano, durante il quale vestivo la maglia del Monza, giocando contro i pari età dell’Atalanta. Era una semifinale e vincemmo per 3-2: fu una partita bellissima e riuscii a fare tripletta, portandomi a casa il pallone. Fu una grandissima emozione".
Hai un sogno nel cassetto?
"Il sogno di ognuno di noi ragazzi è arrivare in alto e poter giocare ad alto livello. Diventare un giocatore professionista sarebbe il massimo, bensì sarebbe comunque una vittoria riuscire a lavorare nel mondo del calcio. Che sia come allenatore, preparatore o procuratore: Mi piacerebbe davvero tanto lavorare nel mondo del calcio".
Autore: Mattia Vavassori
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