L’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 è pronta a preparare le valigie. A breve il Comune potrebbe chiudere lo stadio Brianteo, dove disputa le partite casalinghe, per motivi di agibilità e al termine della stagione buttare fuori il club biancorosso dalla sua sede presso il centro sportivo Monzello per inadempienze contrattuali. Sabato scorso è scaduto il termine che la Giunta municipale aveva fissato nella delibera dello scorso 17 giugno, avente come oggetto “Istanza di Ac Monza Brianza 1912 in merito allo stadio Brianteo ed all’impianto sportivo Monzello: provvedimenti conseguenti”, allo scopo di mettere un paletto alla proposta di riqualificazione delle due strutture sportive comunali avanzata undici giorni prima dalla società di via Ragazzi del ’99. Ebbene, negli uffici di piazza Trento e Trieste nessun progetto è stato protocollato e dunque, in base al dispositivo numero 3 dell’atto di Giunta, “non si potrà procedere al rilascio di una nuova concessione (entrambe in scadenza il prossimo 30 giugno, ndr) e questa Amministrazione attiverà le necessarie procedure ad evidenza pubblica”. Insomma, salvo dietrofront di natura politica, sarà preparato un bando di gara per concedere i due impianti al miglior offerente, che magari sarà un privato che trasformerà Monzello in un centro sportivo aperto al pubblico e il Brianteo in uno stadio di rugby. Lo scorso 6 giugno il Monza, sulla scia dell’entusiasmo derivante dall’ammissione al campionato di Divisione Unica (ex Serie C) e dalle “sparate” del presidente inglese Anthony Armstrong-Emery, aveva presentato al Comune uno studio sulla possibile riqualificazione del Brianteo e del Monzello, corredato da rendering grafico delle opere oggetto del progetto e dallo schema dei punti essenziali della convenzione da porre in essere tra la società di calcio e l’Ente pubblico. Secondo l’Amministrazione la proposta, del valore stimato in circa 30 milioni di euro, presentava caratteristiche tali da configurare la sussistenza di una valutazione di pubblico interesse, in quanto avrebbe assicurato “alla cittadinanza un luogo sicuro, rinnovato e realmente sostenibile, sia dal punto di vista sociale che da quello economico, gestionale e ambientale”. Lo stadio avrebbe dovuto ospitare “non solo le partite di calcio, ma anche manifestazioni, concerti ed eventi pubblici di richiamo per l’intera comunità locale, coinvolgendo la riqualificazione del centro sportivo Monzello, con il fine di garantire all’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 spazi rinnovati in stretta concomitanza con le attività svolte per la preparazione delle squadre giovanili”. Conseguentemente la Giunta si era riservata “ogni più approfondita valutazione alla presentazione di una formale proposta di project financing entro il 15 novembre”. Proposta che appunto non è arrivata. E non c’è da stupirsi visto che nel frattempo la multinazionale del presidente, la Ecohouse Group, è stata travolta da gravi problemi finanziari di cui ne sta risentendo lo stesso Monza, sommerso di debiti e sull’orlo del fallimento. Tra l’altro, il Comune aveva concesso alla società di calcio un piano di rientro per i 32.960 euro di debiti accumulati con l’Ente proprio “considerata la diversa situazione venutasi a creare con la presentazione dello studio di riqualificazione”. Pare, ma la notizia non è stata confermata, che i versamenti delle sei rate mensili a decorrere dal mese di luglio 2014 siano finora stati rispettati. Sarà perché “qualora il Monza non corrisponda i pagamenti previsti alle scadenze mensili prefissate, dovrà essere revocata d’ufficio la concessione dello stadio Brianteo”… Inoltre il Monza ha un debito pregresso, per opere in conto canone, pari a 279.665,33 euro oltre Iva, il cui saldo dovrebbe “essere definito nell’ambito della stagione sportiva 2014/15, detratte le opere eventualmente riconosciute per adeguamento alle prescrizioni normative necessarie per l’autorizzazione allo svolgimento della stagione calcistica”.  E qui arriviamo a un altro punto dolente. Nella delibera si afferma la “necessità di compiere con urgenza opere di manutenzione straordinaria indispensabili per l’iscrizione al campionato di calcio 2014/15, come da sopralluoghi congiuntamente effettuati dal Servizio sport e dall’Ufficio manutenzione impianti sportivi, alla luce delle verifiche effettuate dagli organi di vigilanza”. Ebbene, qualche lavoro è stato eseguito, ma nel corso dell’estate la Prefettura ha chiesto modifiche in corso d’opera dopo aver riguardato gli ultimi verbali della Commissione provinciale di vigilanza, che presiede, con le relative prescrizioni. La scadenza fissata in questo caso è il 30 novembre e secondo indiscrezioni il Monza in questo momento sarebbe messo davvero male, al punto che qualcuno in società si sarebbe già interessato per traslocare altrove. Insomma, il Monza a dicembre potrebbe rivivere le terribili esperienze vissute in occasione del fallimento del 2004 anche per quanto riguarda la sede delle partite interne. Allora si disputarono due incontri allo stadio Breda di Sesto Giovanni. E allora i tifosi, uniti più che mai, si strinsero al capezzale della loro amata squadra e spinsero i ragazzi biancorossi, che non fuggirono via al mercato di gennaio, verso risultati insperati. Quest’anno purtroppo è diverso: i tifosi si sono spaccati a causa del diverso atteggiamento tenuto nei confronti di Armstrong-Emery, i giocatori hanno richiesto la messa in mora e a metà dicembre potranno svincolarsi, e il Breda pare non sia adeguato al Decreto Maroni per la sicurezza negli stadi. Le probabili “soluzioni B”, nel caso la situazione dovesse degenerare, sono il trasferimento al “Città di Meda”, che già ospita il Renate, o allo “Speroni” di Busto Arsizio, casa della Pro Patria, società che è in ottimi rapporti col direttore generale Mauro Ulizio (che secondo indiscrezioni stamattina avrebbe fatto trasmettere le proprie dimissioni al presidente che si trova a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti), o addirittura, e sarebbe un paradosso, al Comunale di Gorgonzola, la cui riqualificazione è in fase terminale e potrà dunque a breve riospitare la Giana Erminio, attualmente “pendolare” a Monza. Il Brianteo, spiace dirlo, ormai fa acqua da tutte le parti. In alcuni ambiti cade letteralmente a pezzi. Il problema non sono certo le tribune, ma la copertura e i vani interni, che andrebbero revisionati la prima e rifatti i secondi, permettendo di accogliere tante attività economiche che consentano a chi esegue i lavori di rientrare dagli investimenti. Ma chi eseguirà i lavori? Beh, in questo momento i tifosi si domandano “chi salverà il Monza”, che potrebbero essere gli stessi soggetti. Stamattina a Milano si è tenuta l’Assemblea ordinaria dei soci, nella quale è stata richiesta alla proprietà da parte del Consiglio d’amministrazione e del Collegio sindacale incaricato della revisione legale dei conti una ricapitalizzazione di un milione e mezzo di euro entro venerdì prossimo, quando si riunirà l’Assemblea straordinaria dei soci. Armstrong-Emery non vuol mollare e promette qualche soldo per “tirare a campare”. Quelli che avrebbero dovuto aiutarlo nell’impresa pare che abbiano fatto retromarcia. Stiamo parlando dell’inglese Dennis Bingham, proprietario di Royal Pearl International Llc (società di trasporti e servizi con sede in Oman), del suo amico Maurizio Antonio, detto “Morris”, Pagniello, l’imprenditore italoaustraliano ex calciatore “giramondo” ed ex presidente del Trento 1921, e dell’amico di questi Piervittorio Belfanti, anch’egli imprenditore, in passato socio delle discoteche Sesto Senso e Lele Mora House e già proprietario del Trento 1921. È cronaca di questi giorni l’inibizione di Pagniello per 6 mesi applicata dal Tribunale federale territoriale del Comitato provinciale autonomo di Trento della Federcalcio in quanto da ex presidente della principale società di calcio cittadina, fallita con lui alla guida, non ha “ottemperato al pagamento nei termini stabiliti” dei crediti vantati dal calciatore Roberto Acquaro. L’alternativa a questa cordata non è neppure stata degnata di risposta da parte della proprietà. Stiamo parlando dell’accoppiata lombardo-veneta composta da un imprenditore vitivinicolo e un immobiliarista. L’offerta fatta era di un euro più il pagamento dei debiti, che ammontano a circa 2 milioni e 200mila euro, ma a questo punto è probabile che si aspetti, come altre cordate, l’eventuale esercizio provvisorio.

Sezione: PRIMO PIANO / Data: Mar 18 novembre 2014 alle 20:00 / Fonte: mbnews.it
Autore: Davide Villa
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