A margine della serata ad Arcore (Monza Brianza), tenutasi lo scorso venerdì sulle ‘Previsioni meteo in un clima che cambia’, l’esperto meteorologo del Centro Epson Meteo Flavio Galbiati è stato sottoposto a delle domande dopo l’illustrazione ai presenti su varie tematiche della meteorologia.

A quale livello è la cultura sulla meteorologia nel nostro Paese?

Ci teniamo molto a parlare con quelli che sono i nostri utenti delle previsioni perché vorremmo che tutti fossero un po’ più acculturati sulla materia, in modo tale da evitare certe bufale che girano in rete e sui mezzi d’informazione. Sapere quando parliamo di previsioni meteo, di avere un pubblico con nozioni di base, senza limitarci a guardare la nostra applicazione sul telefono. Una situazione della meteorologia italiana un po’ nel caos perché non ci sono regolamentazioni, non ci sono leggi sufficienti a garantire che chi apre un sito meteo, chi fa delle previsioni e annuncia previsioni di disastri con settimane d’anticipo, magari in prossimità delle vacanze di Pasqua facendo arrabbiare gli albergatori che poi se la prendono con la categoria, non viene controllato”.

Tenendo conto che gli eventi estremi si stanno sempre più estremizzando...

Gli eventi estremi hanno influenze sulla salute, oltre che sulla situazione di disagio che si può verificare come il semplice allagamento di un box. La tendenza in Italia della temperatura è in salita, la quantità di pioggia vede una costanza con poche variazioni sul totale. Però diminuiscono i giorni di pioggia: significa che quando piove lo fa con maggiore intensità, e gli accumuli sono una cosa da tenere conto nel programmare un adattamento alle nuove condizioni climatiche”.

Chi decide il grado delle allerte?

Le allerte è un argomento molto delicato perché ufficialmente è l’Aeronautica Militare a livello nazionale, o le ARPA Regionali danno le informazioni sulla base dei modelli matematici, sulla possibilità di eventi che possono provocare danni oppure pericoli per le persone, dal forte temporsle all’ondata di caldo intenso. Queste informazioni vengono acquisite da chi si occupa di emettere l’allerta, tramite gli enti regionali e la Protezione Civile vengono diffuse”.

Da chi viene diramato?

Il grado di allerta viene diramato attraverso le amministrazioni pubbliche, che in base ai protocolli che hanno sono obbligati a mettere in campo le loro forze, come allertare la Protezione Civile, piuttosto che chiudere il parco. L’informazione che dovrebbe arrivare al cittadino non è soltanto quello dell’allerta, ma dovrebbe essere un’azione più completa che permetta, sulla base di conoscenze che ognuno dovrebbe avere, di evitare comportamenti a rischio. Ci sono tanti aspetti politico-amministrativo: per evitare problemi in seguito, si tende a dare più allerte in situazioni in cui non c’è una previsione di pericolo così grave, per evitare di essere accusati di non aver avvertito”.

Sono state numerose le allerte nell’estate appena trascorsa.

La scorsa estate erano arrivate per dei comuni della Brianza centinaia di allerte gialle, per ciascuna delle quali bisognava mettere in opera dei provvedimenti anche costosi. Senza togliere la responsabilità agli enti preposti, molti comuni si stanno affidando a dei meteorologi professionisti che seguono localmente la situazione, non solo la previsione meteorologica, ma anche l’evoluzione di un temporale a brevissimo termine, conoscendo le criticità del posto, come ad esempio il Parco di Monza con certe criticità viene chiuso; quindi una previsione più mirata agli eventi che possono creare problemi a quella località”.

Invece, lo scorso inverno è nota a tutti la triste vicenda dell’Hotel Rigopiano, dove delle persone hanno trovato la morte per non essere state soccorse in tempo da chi di dovere a causa di un evento nevoso, sicuramente di notevole portata, ma previsto giorni prima.

Ci sono tanti aspetti. Ho parlato con chi si occupa dell’emissione del bollettino delle valanghe, e il grosso problema è stato che si è costruito dove non si doveva. Una serie di coincidenze sfortunate ha voluto che nel momento in cui si è verificata la valanga, si trovassero molte persone che sarebbero dovute evacuate, ma per problemi di viabilità non è stato fatto per le strade ostruite dalla neve”.

Il problema del buco dell’ozono è passato in secondo piano. Come mai?

Non è tanto un fenomeno che riguarda l’aspetto meteorologico. Era la combinazione di tante sostanze chimiche che hanno assottigliato lo strato dell’ozono, che a quelle quote intercetta i raggi ultraviolenti dannosi. Questo fenomeno è un buon esempio per la Comunità Internazionale sulla riduzione o l’abolizione di determinate sostanze, si è venuto a capo di un problema molto serio a livello mondiale, che riguardava la salute di molti Paesi. Ora non se ne parla più perché il problema si è ridotto, proprio con altre sostanze chimiche che hanno sostituito i cloroflorocarburi. Se lo stesso impegno fosse adottato per ridurre i gas serra…”.

Quali saranno i progetti per cercare di risolvere i problemi dei forti temporali o altri fenomeni di altrettanta entità sul territorio?

Sulla base dei problemi che ci sono stati per le forti precipitazioni sul territorio di Arcore, ci si è accordati con l’Amministrazione, contattando dei meteorologi professionisti che si occuperanno di svolgere un servizio di previsione localizzato sul Comune, fornendo delle previsioni quotidiane, ma soprattutto una previsione dettagliata e l’assistenza per eventi estremi, basato su una serie di stazioni meteorologiche che verranno installate, per conoscere nel medio-lungo periodo la climatologia della zona, avendo dati immediati per definire le soglie d’allerta, per attivare delle azione al fine di scongiurare le conseguenze dei fenomeni. E’ un servizio che può essere utilizzato dal cittadino, sia a livello di consultazione, sia per scopi ufficiali (attività edilizia non portata a termine in tempi richiesti per il meteo ad esempio). Dunque, una gestione che parte dall’osservazione alle soglie d’allerte”.

Quest’estate abbiamo assistito a dei fenomeni particolari sulle piantagioni in Italia, come la crescita di banane o la maturazione di frutti di altre specie tropicali, che da noi non avevano mai visto nessun frutto in precedenza. Come si spiega questo fenomeno?

Sicuramente l’influenza degli eventi climatici sulla natura sono di enorme portata. Ormai nel Mediterraneo abbiamo delle specie di pesci tropicali. Purtroppo gli aspetti sui sistemi sono più negativi che positivi perché sia la fauna che la vegetazione hanno dei tempi di adattamento che non sono così rapidi come gli eventi climatici che sono in atto. In Svizzera si stanno facendo degli enormi piani di forestazione scegliendo delle specie più adatte ai climi previsti per i prossimi decenni nella nazione elvetica. In Trentino in quest’ottica bisognerà valutare se continuare a investire nello sci con la neve sempre meno garantita alle quote medio-basse, piuttosto che proporre qualcosa di diverso”.

E’ vero che se si smettesse di fare anidride carbonica, ci vorrebbero almeno cinquant’anni per tornare alla situazione normale?

Il tempo di permanenza dell’anidride carbonica in atmosfera è lunghissimo, molti decenni se non addirittura secoli. Un immediato stop alle emissioni non avrebbe immediati benefici drastici, per inerzia si andrà avanti ancora per decine di anni con temperature oltre la media. Anche gli scenari migliori non riescono a individuare un ritorno a condizioni precedenti quelle che erano prima della rivoluzione industriale”.

Quali saranno le conseguenze?

Innalzamento degli oceani, cambiamento degli eventi meteo verso fenomeni più estremi, pesanti mutazioni sull’ambiente dovute all’innalzamento delle temperature medie, con scioglimento dei ghiacci ed effetti notevoli sulla circolazione oceanica, perdita di alcuni ambienti naturali, eccetera”.

Alcune zone della Terra però stanno già sperimentando questi fenomeni.

Esatto. Ci sono molte zone del mondo che stanno vedendo situazioni di siccità sempre più estreme, oppure alluvioni sempre più frequenti. Per esempio la siccità che ha colpito il Medio Oriente dalla fine degli anni Novanta fino al 2008, è stata valutata dalla Nasa come la più grave siccità che abbia colpito il Mediterraneo in nove secoli. Molti studi hanno messo in correlazione questo fenomeno con le tensioni nate fino a sfociare nella crisi siriana di guerra civile, e la conseguenza dell’immigrazione che stiamo tuttora subendo

Sezione: PRIMO PIANO / Data: Gio 26 ottobre 2017 alle 20:50
Autore: Davide Villa / Twitter: @@villdav3
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