Anche nello spietato mondo del calcio dove, si sa, le bandiere non esistono più, c’è spazio per una storia che assomiglia a una favola. Quella della As Giana Erminio, la squadra di calcio di Gorgonzola che milita in serie C. I protagonisti di questa favola sono due: Oreste Bamonte, presidente della Giana dal 1985, e Cesare Albè allenatore dei biancoazzurri, i colori sociali, da ben 26 stagioni (un primato, in Italia). Bamonte, classe 1936, è originario di Battipaglia (Sa), cittadina di mare, spiagge sabbiose e mozzarelle. Le stesse che — da emigrato a metà anni Cinquanta — il presidente produce in quantità industriale per poi distribuirle in tutto il nord Italia (e oltre). Sì, mozzarelle a Gorgonzola. Iperbole non metaforica che vale come premessa per una (ex) squadretta di periferia, acquistata da Bamonte, coi soldi sgorgati dal latticino, trentacinque anni fa.

E portata dalla settima serie fino alla terza attuale (per il settimo anno, dopo il ripescaggio in serie C di pochi giorni fa). «L’emergenza sanitaria da Covid-19 — spiega lo schivo patron — ha stravolto la stagione passata oltre ogni immaginazione: per la Giana Erminio sarebbe stato ingiusto retrocedere, per giunta avendo giocato una partita in meno rispetto agli altri. Ora pensiamo al futuro». Sia come sia, una «favola calcistica» che si continua a scrivere, fedele alla propria trama. Fatta anche di piccoli «prodigi», come quello di uno stadio da quattromila posti, ampliato in pochi mesi (nel 2014) e di veri primati. Come, appunto, quello dell’allenatore dei martesani: mister Cesare Albè (classe 1950). Lo stesso da 26 stagioni (con la prossima). Record italiano che insidia celebri primati come quello di Guy Roux (44 anni di cui 39 filati alla guida dell’Auxerre, in Francia) e il leggendario sir Alex Ferguson, mentore e manager del Manchester United per 27 anni.

Il suo segreto? «Forse le liti continue con il presidente Bamonte — risponda mister Albè —. Ma basate sul rispetto totale. Lui mi ha chiamato, non mi ricordo nemmeno più quando, e mi ha detto di fare tutto io: scegliere i giocatori, allenarli e disporli in campo. General Manager all’inglese? Non lo so. Io ho fatto per 38 anni l’impiegato tecnico in un’azienda di telecomunicazioni. E allenavo nei dilettanti alla Giana (e prima ancora al Cassano, fino alla serie D, ndr). Poi, una volta andato in pensione, abbiamo cominciato a scalare il professionismo e questa sarà la settima stagione tra i pro. Ho provato a mollare, come mi consiglia da anni mia moglie Angela. Prima facendo chiamare Raul Bertarelli e poi Riccardo Maspero (ex ala di Cremonese e Torino, ndr). Poi però, visti i risultati, sono dovuto tornare. Ho settant’anni, qualche problemino fisico e sono nonno. Ma sono ancora qui. A credere in una squadra che, dopo la retrocessione immeritata della stagione del Covid, stiamo ricostruendo per stupire i nostri tifosi e non solo. Ma non chiedetemi di fare il nome di qualche nostro giovane promettente. Non ne farei mai, i calciatori sono troppo permalosi e gelosi. E io voglio un gruppo unito». Alla Giana l’unione (tra presidente e mister), ha fatto davvero la forza del club.

Sezione: PRIMO PIANO / Data: Ven 11 settembre 2020 alle 12:30 / Fonte: www.corriere.it
Autore: Stefano Spinelli
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