Riportiamo un articolo tratto da La Gazzetta dello Sport in cui l'ex capitano della Tritium Alessio Dionisi, al debutto da tecnico in Serie A, racconta senza peli sulla lingua le sue vicende passate da allenatore sulle diverse panchine ed il presente alla guida del Sassuolo.

"A Fiorenzuola il campo era vicino a una bocciofila. Andavo lì a prendere il caffè e conobbi qualche vecchietto. Un giorno uno di loro mi disse una cosa che mi risolse un dubbio: “l'allenatore bravo è un po' quello che fa meno danni”. A volte abbiamo la presunzione di incidere e determinare il risultato, ma il nostro primo compito è far esprimere al massimo i calciatori. Perché i veri protagonisti sono loro. Io non credo di fare nulla di speciale. Conta la mentalità, in cui confluiscono sia la tattica che la strategia e l'equilibrio, dote rara ma determinante. La qualità più importante di un allenatore è la credibilità. Alla lunga conta più del risultato: l'allenatore deve assumersi le responsabilità.
Il calcio adesso ha tante sfaccettature e per questo è difficile renderlo un gioco semplice, ma è bellissimo. Ne parlerei per ore come quando allenavo in Serie D all'Olginatese. Siamo secondi per possesso palla dietro al Napoli? Merito della qualità dei miei giocatori ed è una mia precisa richiesta. Giochiamo senza un mediano e di duelli in mezzo al campo possiamo farne pochi, questione di struttura. Così cerchiamo di stare alti e chiudere le linee. I terzini li voglio alti, che entrano perché ce li ho offensivi e possono essere determinanti. Frattesi è ambizioso, ma non era così aperto mentalmente alle proposte. Era chiuso sui suoi pregi . Può crescere ancora perché non ha cercato di migliorare le qualità meno spiccate. E voglio di più da Lopez: senza palla non sempre si trova dove dovrebbe essere. E deve capire quando toccare la palla tanto, così come gli piace, e quando andare in fretta in porta. Siamo partiti con 4-2-3-1 per dare continuità, ma poi siamo passati al 4-2-3-1 per qualche problema nelle transizioni: così Raspadori è più valorizzato, mentre da esterno nel 4-3-3 è più sacrificato. Ma ha doti fisiche, tecniche e cognitive per ricoprire entrambi i ruoli. E Berardi per noi è "il giocatore": in campo fa tutto, ossia stare largo, tra le linee, a centrocampo. Si sa qual è il suo punto di partenza, poi quello di arrivo lo decide lui. Al Sassuolo mi piace molto il rispetto dei ruoli, che non è scontato: per me chi lavora dietro le quinte è troppo importante, come i magazzinieri".

Sezione: EDITORIALE / Data: Lun 13 dicembre 2021 alle 13:00
Autore: Rossana Stucchi
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